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L'editoriale

PANE E LAVORO

Senza peli sulla lingua

di Mario Cardinali

 

Come diceva il Manzoni?

Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,/ dai boschi, dall’arse fucine stridenti,/ dai solchi bagnati di servo sudor,/un volgo disperso repente si desta,/intende l’orecchio, solleva la testa,/percosso da novo crescente romor.

O non m’è rivenuto in mente quel coro dell’Adelchi a rivederlo oggi un volgo disperso – i disperati della pandemia, le turbe dei senza lavoro, i milioni di nuovi poveri abbandonati a se stessi – in ascolto d’un nuovo crescente rumor?

Ma sì, eccolo il frastuono annunciatore di novella liberazione, eccolo il rumoreggiante avanzare d’impetuose correnti del PD, eccolo il travaglio profondo d’un partito annunciatore d’imminenti catartiche rivelazioni di destini nuovi al popolo stremato.

E il popolo tende l’orecchio ed alza testa, libero infine dalla vile occorrenza dei bisogni immediati di pane e lavoro per attingere a speranze d’eventi di ben più nobile concetto, quel mitico futuro di giustizia e libertà che solo i destini di carriere e di poltrone dei maggiorenti in maieutica concorrenza possono infine riportare all’interesse vivo e vero di chi ancora lavora e fatica per poco pane e poca fica (…)

 

 

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